sono aperte le iscrizioni al
30° Corso di introduzione alla Speleologia

Ancora una volta ci siamo ritrovati a ripercorrere la via crucis che conduce alla famigerrima grotta delle “Quarziti”. Siamo in sei: Giulio, Alberto, Antonio, Carlo, Jenny ed io.

Nel raccontarvi la giornata grottarola tralascerei la prima parte che riguarda l’avvicinamento, tanto è scontato: secondo voi, siamo mai arrivati fin su solo con una bottiglietta d’acqua e cioccolatini? Nooooo. Siamo mai arrivati fin su senza una goccia di sudore e pronti per partecipare a Miss e Mister Speleo? Nooooo. Siamo mai arrivati fin su senza pronunciare la famosissima frase “Pessimismo e Frastimmo” Noooo Noooo e…Nooooooo!

E allora…come sempre… carichi come muli e sudati siamo arrivati alla grotta. Bene.

Entriamo alle 11e30 e dopo avere riorganizzato le sacche inizia la discesa. Ci aspettano circa 150 m di calata!!

Guardandomi attorno vedo solo un puzzle mal riuscito di macigni e pietrame vario, e tutto ciò non mi rallegra affatto!

Nel silenzio, cioè quando Carlo smetteva per tre secondi di parlare, sentivo pietroline che cadevano e scricchiolii da film horror. TERRIBBOLE!

Arriviamo alla base del primo pozzo, per metà in roccia compatta (per modo di dire) e per metà in frana balordissima.

Giulio e Alberto ci precedono e danno istruzioni a noi novizi della grotta su come affrontare la bestia. Le parole di Giulio sono state esplicite:

Primo: non toccate niente;

Secondo: non toccate niente;

Terzo: non toccate niente.

 

Penso: “Oh caspio!” (tradotto volgare-galante), e guardando il pozzo mi sovvengono altre esclamazioni che non riporto…mi auto censuro.

Scendiamo pian pianino, senza fiatare, o sfiatare, e usciti dal pozzo ci mettiamo al riparo in una nicchia laterale, sotto un bel pietrone incastrato a cavolo. “Aaaaah, adesso si che sono tranquillo!”

Si prosegue tra varie strettoie e una diaclasi per poi arrivare ad un altro salto. Questo è stato veramente emozionante: si inizia in strettoia e si sbuca in un ambiente enorme con stalagmiti giganti che piovono dal soffitto. Waaaooo! La discesa è molto lunga. Yo yo umano per diversi metri per poi  toccare il fondo. Da qui la grotta cambia aspetto ma non carattere: rimane comunque bastarda.

 

Ci siamo quindi divisi: Giulio e Alberto decidono di esplorare una nuova via. Antonio, Carlo ed io proseguiamo la calata per raggiungere la “sala da ballo”, un ambiente che apparirà davvero accogliente…non ti molla!

Jenny fa la guardia ai massi. In caso di un principio di frana ci deve pur essere qualcuno che urli frasi del tipo: “abbandonare la nave”, “siamo fritti”, o in casi veramente estremi “frooooc”! E Jenny era la persona adatta a rivestire tale delicato compito.

I tre moschettoni attraversano dunque il pozzo finale: Carlo fa strada, seguo io e poi Antonio. Appena arrivo giù c’è Carlo che mi da il benvenuto e ancor prima di aver toccato il fondo (un lago di fango), osservo in che condizioni è sa bestimenta del mio compagno di sventura: sembra un crostino inzuppato nella nutella. Balordo!

Va bè, scendiamo, ci tocca!” Appena arrivo sul fondo mi ritrovo con il fango alle ginocchia e l’accoglienza della grotta inizia a farsi sentire: ad ogni passo ho rischiato di lasciare le scarpe dietro di me!

 

  

Per fortuna poi siamo entrati nella famosa sala da ballo, dove il pavimento è un po’ più compatto. Carlo fa gli onori di casa e mi porta in giro in questo enorme ambiente. Sembra di essere in un altro pianeta: il pavimento è solcato da profonde spaccature e ogni tanto si vedono dei perfetti coni creati dallo stillicidio.

Nel mentre arriva anche Antonio e proseguiamo assieme la visita. Girottiamo un po’ cercando qualche possibile via inesplorata ma la grotta sembra chiudere qui.

 

 

 

 

Ad un certo punto sentiamo delle voci: dall’alto ci dicono che stanno risalendo. Anche noi non tardiamo a risalire.

Inizia il calvario, non tanto per i tratti in corda, quanto per le strettoie e le frane da superare in salita!

L’ultima strettoia, un maledetto pozzetto verticale con scappellamento a sinistra, mi trattiene per una decina di minuti.

Colpa mia, ci sono voluto entrare con gli attrezzi e una sacca attaccata al baricentrico.

Giulio, Alberto e Jenny ci aspettavano alla saletta iniziale. Sono io il primo a raggiungerli e apprendo che Giulio ha avuto un incontro ravvicinato con una lama di roccia. Ginocchiata solenne!

Anche Alberto ha dato con una disarrampicata sul fango! L’esplorazione della nuova via non è poi andata a buon fine, purtoppo.

Passa forse un ora ma Carlo e Antonio non si sentono. Iniziamo a preoccuparci e siamo pronti a riscendere ma ad un tratto Carlo chiama: “Giuliooooo, sono messo male, molto male!!”

Ci fiondiamo più in basso e troviamo Carlo incastrato nello stesso pozzetto in cui anche io avevo ho fatto scendere qualche santo. Il bacino e la sua gamba erano incastrati malamente. Dopo qualche vano tentativo di schiodarlo da lì, Giulio va di massetta per fare un po’ di spazio. Carlo inizia a lamentare dolori alle gambe e al bacino pur mantenendo la calma. Il problema stava nelle gambe.

Tranquillo Carlo! Se non ti tiriamo fuori intero ti tiriamo fuori a pezzi!”. Sentendo queste parole ha provveduto lui stesso a liberarsi di alcuni componenti: si è fatto togliere le scarpe da Antonio che, per fortuna, stava sotto di lui. Così Carlo, dopo svariate decine di minuti, è riuscito ad uscire.

Scurzu e con le mutande a vista a causa di un bello squarcio nella tuta, n’de bessiu! Scedau!

Alle 23:00 eravamo alle macchine ridendo e scherzando come a solito.

E’ stata una bella giornata in grotta e sebbene si rischi varie volte di finire lapidati o tumulati vivi, ne vale la pena.

Ma non finisce qui…chi va a disarmare?

 

AZC (A Ziu Caredda): Non toccare niente!

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