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30° Corso di introduzione alla Speleologia

Le cisterne sul colle di Sant’Elia

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Le cisterne sul colle di Sant'Elia

di Antonello Fruttu

Due antiche cisterne, una di epoca cartaginese e l’altra di epoca romana, si trovano a poca distanza fra loro, nella parte più alta del colle di Sant’Elia.

La prima si presenta come una specie di vasca lunga e stretta alla sommità, in antico chiusa da lunghe lastre in pietra disposte a schiena d’asino, con uno o due fori generalmente alle estremità per attingere l’acqua. Cisterne di questo tipo sono sicuramente puniche e ben documentate a Tharros. 

A Cagliari ne è visibile una nell’area della Cittadella Museale, ed altre furono scoperte, ma poi reinterrate, alla fine degli anni Ottanta nell’area parcheggio della Città Mercato Santa Gilla. Quella zona in epoca punica era l’antico porto sullo stagno della Cagliari cartaginese, e le cisterne servivano per il rifornimento idrico delle navi. La cisterna alla Sella del Diavolo è lunga circa trenta metri, ed ha una sezione approssimativamente a trapezio isoscele, con base inferiore di quattro metri e mezzo, e base superiore, quindi alla quota di campagna, di circa un metro. L’altezza della cisterna sembrerebbe di circa 6 metri, ma potrebbe essere superiore dal momento che il fondo è abbondantemente ricoperto da terra e detriti. Invece in alcuni tratti delle pareti è ancora ben visibile lo spesso strato di intonaco che rendeva impermeabile la cisterna. Non si notano in superficie canalette per l’adduzione dell’acqua piovana. E’ possibile che esistano sul banco roccioso, ma siano nascoste alla vista dal terriccio e dal manto erboso. Meno probabile, per quanto non da escludere, sembra l’ipotesi che la cisterna fosse alimentata da qualche ricca falda d’acqua sorgiva. Stupiscono le grandi dimensioni del manufatto in un’area in cui non esiste attualmente traccia di insediamento punico, né romano. Dal momento che l’unica presenza archeologicamente documentata nell’area, anche se attualmente scomparsa, è il tempio punico ad Astarte Ericina, è probabile che il gran contenitore idrico fosse proprio al servizio del tempio, per l’alimentazione delle vasche in cui dovevano avvenire abluzioni rituali connesse al culto della dea Astarte.

 

L’altro manufatto, poco distante, è una cisterna a damigiana di epoca romana a cui un’ antica leggenda ha dato il nome di “Sa Bucca de su Tiaulu” (La Bocca del Diavolo). Secondo la leggenda un giovane di nome Bernardo, soprannominato “scovas de forru” (scope per il forno) poiché il suo mestiere era quello di costruire scope utili a pulire i forni raccogliendo arbusti particolari, era salito un giorno sulla Sella con degli amici, e per fare lo spiritoso con una ragazza della comitiva si sarebbe sporto troppo in quella cisterna precipitandovi dentro e morendo. La sua fidanzata, impazzita dal dolore, avrebbe girato per molti anni di casa in casa facendo a tutti vanamente la stessa domanda  “Bernardu m’has bistu, scovas de forru?” (hai visto Bernardo, scope di forno?). La cisterna ha sezione a tronco di cono ed è profonda cinque metri e mezzo. Essa sorge nel punto più alto del colle, a pochi metri dal ciglio del costone roccioso che domina la Sella. Il diametro di base della cisterna e di quasi cinque metri. Il terriccio presente sul fondo impedisce di apprezzarlo completamente e di scorgere quella vaschetta centrale, generalmente circolare, di decantazione dell’acqua, che è quasi sempre presente in questo tipo di cisterne. All’imboccatura, che è protetta da una grata metallica, il diametro si riduce a poco più di ottanta centimetri. Data la vicinanza con la chiesetta, è probabile che la cisterna sia stata utilizzata anche durante il Medioevo per le esigenze idriche dei monaci. Il manufatto si presenta ancora in ottime condizioni, per quanto sia scomparsa la vera di chiusura, cioè l’anello di pietra che ne restringeva notevolmente il foro d’imbocco. E’ soprattutto interessante, proprio a fianco alla cisterna, il sistema di vasche e canalette collegate fra loro, realizzato sul banco roccioso per far confluire nella cisterna la maggior quantità possibile di acqua piovana.

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